Editoriale: Guerra

Un passo verso il nulla

Bombe
di Marco Ferrazzoli

Dopo la pandemia, la guerra. L'impressione è che l'orologio sia stato improvvisamente riportato indietro di 50 anni almeno. Dinamiche delle quali eravamo stati testimoni indiretti, attraverso il racconto delle generazioni precedenti, ora diventano drammaticamente attuali. In questo tragico scenario, era inevitabile dedicare l’Almanacco della Scienza all’Ucraina e ai conflitti

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Dopo la pandemia, la guerra. L'impressione è che l'orologio sia stato improvvisamente riportato indietro di 50 anni almeno. Dinamiche delle quali eravamo stati testimoni indiretti, attraverso il racconto delle generazioni precedenti, ora diventano drammaticamente attuali. In questo tragico scenario, era inevitabile dedicare l’Almanacco della Scienza all’Ucraina e ai conflitti.

Inevitabile perché dalla crisi siamo colpiti prima di tutto come esseri umani, poi come europei, ma anche come appartenenti al mondo scientifico e dell’informazione. Per quanto riguarda il coinvolgimento della ricerca, ci limitiamo a riportare le parole che Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr, ha rivolto in un comunicato stampa e in un messaggio al personale dell’Ente: “Sto conducendo alcuni incontri a livello europeo - tra Londra e Parigi - che mi confermano come la scienza resti un fondamentale veicolo di amicizia e collaborazione, che sono la base del progresso e del benessere”. Non è retorica e neppure etica in senso astratto, ma un messaggio morale e deontologico molto pratico: non si fa ricerca senza una visione comunitaria, non si raggiunge l’eccellenza senza il confronto, la cooperazione, la competizione. Dopo la devastazione della Seconda guerra mondiale, peraltro, l’Europa moderna è nata proprio come unione di carattere tecnologico-scientifico, oltre che politico-economico.

Eppure, la violenza delle armi riesce a sopraffare il richiamo alla scienza come volano di pace e sviluppo. E mentre la comunità scientifica si è subito attivata per offrire solidarietà e accoglienza ai colleghi ucraini, è stata purtroppo data indicazione di sospendere le missioni e gli accordi con la Russia, atto inevitabile date le indicazioni del Governo e dell’Unione Europea al fine di evitare un pur remoto e involontario sostegno all’azione militare della Federazione. Naturalmente, questo non implica in alcun modo una condanna dei ricercatori russi, che non hanno alcuna responsabilità per quanto sta accadendo e, anzi, in centinaia si sono mobilitati a favore della pace, definendo l’invasione “un passo verso il nulla”.

Come operatori dell’informazione siamo coinvolti perché uno degli aspetti non secondari della crisi in Ucraina è proprio quello mediatico. Basti ricordare come lo sconfinamento delle truppe russe, lo scorso 24 febbraio, sia stato preceduto da un progressivo conflitto retorico, soprattutto tra Federazione Russa e Stati Uniti. E come da più parti si paventi un allargamento del fronte che sarebbe devastante, citando esplicitamente la “terza guerra mondiale”, quasi un’apocalittica profezia avverante. Nell’ossimoro tra propaganda e censura che connota ogni azione bellica, le macabre cifre delle vittime si contrappongono e le immagini rivendicano il loro ruolo fondamentale, “a picture is worth a thousand words”, da quella del carro armato che investe deliberatamente un'auto civile al selfie del soldato con il lancio dei razzi come sfondo. Si volta bruscamente pagina dopo due anni di monopolio informativo sul Covid, che ora diventa paradossalmente la notizia di “alleggerimento”, ma il rischio dell’“infodemia” rimane.

“L’orrore della guerra, che eravamo convinti di non dover più osservare sul territorio europeo, si aggiunge a un post-pandemia che già era stato definito come una sorta di dopoguerra”, osserva la presidente Carrozza. Veniamo da due anni di gravi sofferenze e gli sforzi di tutti avrebbero dovuto essere diretti alla ricostruzione di una società migliore: la tragedia ucraina riguarda quindi tutti noi europei in senso materiale, oltre che morale. La guerra è un dramma e prima di tutto dobbiamo pensare a vittime, profughi, devastazioni. Ma il suo enorme riflesso colpisce un settore energetico già fortemente in crisi, come sappiamo bene dai rincari di bollette e carburante, e rischia di minare la strategia del Recovery Plan e del Pnrr.  

Un’altra analogia tra pandemia e guerra è l’eccessiva sorpresa con cui le abbiamo accolte, l’inconsapevolezza dovuta alla distrazione culturale e politica verso crisi che per taluni aspetti rimandano a segnali e precedenti di anni e decenni prima. Dei vari ambiti di carattere scientifico e tecnologico dei conflitti e dell’Ucraina, con il supporto come sempre delle colleghe e dei colleghi del Consiglio nazionale delle ricerche, leggerete in questo numero dell’Almanacco. Buona lettura.

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